Sul sito del Guardian qualche giorno fa è stata pubblicata una piccola storia che potrebbe avere un grande impatto sulla vita di tanti coltivatori di riso. Un gruppo di giovani dello stato del Bihar ha iniziato a praticare una tecnica di coltivazione del riso semplice, efficace e a basso impatto ambientale, con incredibili successi. Una possibile, futura rivoluzione verde? Vi proponiamo una nostra libera versione dell’articolo.
Sumant Kumar era felice quando ha raccolto il suo riso l’anno scorso. C’erano state piogge abbondanti nel suo villaggio di Darveshpura nel nord-est dell’India e sapeva di poter sperare in un buon raccolto. Mai così buono, però: 22,4 tonnellate di riso per un ettaro di terreno. Un risultato a dir poco scioccante! E non era il solo: anche Krishna, Nitish, Sanjay e Bijay, i suoi vicini, in Darveshpura, avevano tutti ottenuto più di 17 tonnellate, e molti altri nei villaggi intorno raccontavano di avere più che raddoppiato i loro rendimenti abituali. Cosa era successo in quella zona poverissima dell’India, soggetta a carestie? Niente truffe o miracoli: Sumat e altri giovani agricoltori avevano applicato un innovativo sistema di coltivazione . “Negli anni precedenti, -spiega- l’agricoltura non era vantaggiosa, dice. “Ora, però, utta la mia vita è cambiata. Posso mandare i miei figli a scuola e spendere di più per la salute. Il mio reddito è aumentato molto.”
Tutto grazie ad un metodo chiamato SRI (System Rice Intensification) che utilizza meno caqua e meno fertilizzanti, ma permette un migliore rendimento del suolo. Gli agricoltori che usano lo SRI trapiantano le piantine di riso quiando sono piccole e le tengno molto distanziate tra loro, in un terreno più secco e pulito attentamente dalle erbe infestanti.
“Meno è meglio” è il principio base dello SRI, insegnato da Rajiv Kumar, un giovane dipendente pubblico dello stato del Bihar, addestrato a sua volta da Anil Verma di una piccola ONG indiana chiamato Pran (Conservazione e proliferazione delle risorse rurali e natura), che ha introdotto il metodo SRI a centinaia di villaggi negli ultimi tre anni.
Mentre la “rivoluzione verde” che evitato la carestia indiana nel 1970 utilizzava pesticidi e fertilizzanti chimici costosi, lo SRI sembra offrire a lungo termine un futuro sostenibile senza alcun costo aggiuntivo. “Gli agricoltori possono usare meno semi, meno acqua e meno sostanze chimiche ma ottengono più, senza dover investire di più. Questo è rivoluzionario”, ha detto il dottor Surendra Chaurassa del MInistero dell’Agricoltura del Bihar.
Le origini dello SRI risalgono al 1980, in Madagascar, dove Henri de Laulanié, un sacerdote gesuita francese e agronomo, ha sviluppato il metodo osservando come coltivavano il riso sugli altipiani. Il professor Norman Uphoff, direttore dell’Istituto internazionale per l’alimentazione, l’agricoltura e lo sviluppo presso la Cornell University , lo appoggiò e iniziò a diffondere il metodo.
Non tutti sono d’accordo. Alcuni scienziati lamentano che non ci siano prove sufficienti : “Lo SRI è un insieme di pratiche conosciute e raccomandate, ma niente di più”, afferma Achim Dobermann, vicedirettore per la ricerca presso l’International Rice Research Institute. “Piuttosto che qualsiasi teoria magica, è bene migliorare le competenze dei coltivatori.
Inizialmente lo SRI è stato respinto o diffamato da molti scienziati, ma negli ultimi anni ha guadagnato credibilità. Alcune stime indicano che sono circa 4-5000000 gli agricoltori che utilizzano SRI in tutto il mondo, tra Cina, India, Indonesia, Cambogia, Sri Lanka e Vietnam.
Intanto Sumant, Nitish e ben 100.000 altri agricoltori in Bihar stanno preparando il loro prossimo raccolto di riso.Il lavoro è enorme e faticoso, ma loro hanno fiducia nei risultati ottenuti.
Il mese scorso il premio Nobel Joseph Stiglitz ha visitato il distretto di Nalanda e riconosciuto il potenziale di questo tipo di agricoltura: “Tutti gli agricoltori e gli scienziati dovrebbero studiare questo metodo ed esserne ispirati.”
Il Bihar è oggi al centro di ciò che viene chiamato un “nuova rivoluzione verde dal basso”, con villaggi agricoli, gruppi di ricerca e ONG che sperimentano diverse colture con lo SRI.
Lo Stato ha investito 50 milioni di dollari in SRI per il prossimo anno ma i governi occidentali e le fondazioni stanno preferiscono investire in ricerca hi-tech. L’agronomo Anil Verma non capisce perché: “. Gli agricoltori possono ottenere grandi risultati con qusto metodo, ma è necessaria la formazione, perchè funziona in modo diverso in diversi terreni e per le diverse colture. Il problema più grande che abbiamo è che la gente vuole farlo, ma non abbiamo abbastanza formatori. Se uno scienziato avesse trovato un metodo per aumentare del 50% la resa del terreno avrebbe vinto un premio Nobel, ma se a farlo sono piccoli agricoltori di uno stato poverissimo non ottengono nemmeno il credito per continuare. Noi non vogliamo un Nobel, ma solo che le famiglie di agricoltori abbiano abbastanza da mangiare.
(photo credits simon rowles)