Ciò che è successo e sta succedendo ad Haiti è costantemente monitorato da tutti i media, con spazi interamente dedicati. Qui vogliamo riportare una riflessione di Jon Lee Anderson, che Internazionale.it riprende dal New Yorker, sulle condizioni precedenti, ma già terribili, dell’ isola.
“Haiti non è sempre stato uno dei paesi più poveri del mondo, in fondo a ogni classifica sullo sviluppo economico e sociale, governato da una serie di ladri e dittatori e cosparso da infinite baraccopoli, scrive Jon Lee Anderson.
“C’è stato un tempo in cui Haiti era rigogliosa e verde, piena di fattorie a conduzione familiare: gli specialisti dello sviluppo ne parlavano come del futuro ‘paniere’ dei Caraibi”. Jon Lee Anderson ci ha vissuto quando il padre faceva il consulente agricolo al governo e François Duvalier, il futuro dittatore “Papa Doc,” non aveva ancora cominciato a terrorizzare il paese con i Tonton Macoute e con le minacce voodoo. Suo figlio, Baby Doc, non aveva ancora cominciato a uccidere e terrorizzare la popolazione. E Jean-Bertrand Aristide non era ancora arrivato al governo con l’appoggio degli Stati Uniti, dai quali è stato poi anche deposto.
“Prima di morire mio padre parlava spesso con tristezza del paese in cui aveva cominciato la sua carriera e ammetteva che il fallimento di Haiti era, in qualche maniera, il falimento degli Stati Uniti e della loro politica degli aiuti, o almeno del modo in cui era stata condotta fino a quel momento. A causa della sua povertà e del suo abbandono Haiti era una tragedia prevedibile, già da prima del terremoto: era in cima alla lista dei paesi che dipendono dagli aiuti internazionali, gli haitiani sono le persone più povere dell’emisfero occidentale e non sembra che le cose miglioreranno presto”.
“Proprio com’è successo a New Orleans con l’uragano Katrina, il drammatico terremoto ad Haiti ha attirato l’attenzione su un posto dimenticato da tutti, in cui la povertà ha reso ancora più tragica la catastrofe naturale”.
Tra i tanti che si sono immediatamente attivati, anche Medici senza Frontiere, che sul suo sito riporta le indicazioni per contribuire.