Novità di quest’anno è la linea in lana, nata dalla collaborazione con la cooperativa trevigiana Pace e Sviluppo che ci ha proposto di seguire uno dei loro progetti, quello di Salinas in Ecuador. L’obiettivo è quello di dare continuità al progetto con elementi di forte innovazione nelle modalità di lavoro e nella qualità.
La collezione dei prodotti in lana è costituita prevalentemente da accessori, i cui colori sono stati studiati per essere anche coordinati e abbinati alla collezione abbigliamento in cotone: ritorna il cannella, il rosso qui più scuro, il verde oliva e un blu ceruleo bellissimo.
La linea è composta da berretti di varie fogge (due tipi di basco, a beanie, con pon pon, a forma di animale per i bambini), cardigan over a lavorazione jacquard, sciarpine a scialle, poncho ampio e mantellina con frange, sciarpe millerighe, gloveletty, i guanti senza dita che coprono il polso.
Tutti i capi sono realizzati a mano dalle donne di Salinas, un paese dell’Ecuador occidentale, situato lungo la cordigliera delle Ande, ai piedi del vulcano Chimborazo. Le 50 micro-imprese di Salinas coinvolte nella rete del commercio equo e solidale, la cui sede centrale è la FunorSal (Fundación de organizaciones campesinas de Salinas) lavorano diverse materie prime, valorizzandole e trasformandole nei prodotti che troviamo sugli scaffali delle botteghe del mondo: infusi, torroni, funghi secchi, prodotti caseari, zucchero, cacao, succo di mirtillo, confetture, formaggi, salumi, oli essenziali e artigianato in lana.
Quest’ultimo, in particolare, è un lavoro cui si dedicano le donne. L’Asociación de desarollo social de artesanas “Texal” è nata nel 1976 con l’obiettivo principale di costruire una prospettiva lavorativa per le donne disoccupate e analfabete. L’associazione utilizza materiali e tecniche tradizionali, creando maglioni, sciarpe e altre forme di artigianato tessile rispettose dell’ambiente e del lavoro
femminile. La tracciabilità della filiera della lana è un altro degli aspetti importanti del
progetto: le pecore pascolano sui prati dei villaggi vicini, la loro lana viene filata alla filanda del paese, dove le donne la acquistano e la utilizzano per confezionare caldi capi di abbigliamento. Le donne creano anche cestini in paglia, raccogliendo sui prati l’erba dell’altopiano desertico andino, seccandola, ripulendola e infine intrecciano con l’ago e un’altra fibra vegetale, la cabuya, creando dei cestini resistenti e di qualità.
Queste opportunità lavorative per le donne altrimenti escluse dal mercato permettono loro di esprimere creatività e libertà al di fuori delle mura domestiche e di garantire un apporto economico alla famiglia offrendo momenti d’incontro e confronto in un ambiente rurale dove il ruolo della donna non è valorizzato.