Violenza non è solo atto, abuso. Violenza non è solo un fare, violenza è anche un non fare, non dare: privare una donna delle cure mediche, lasciarla sola a partorire, farle rischiare la vita mentre la sta dando. Ad Anabah, in Afganistan, Emergency, rende viva ogni giorno dal 2003, la giornata mondiale contro la violenza sulle donne aiutandone tante (più di 40.000) a partorire, dando loro assistenza, cure, ascolto. E’ una “celebrazione” quotidiana, faticosa e silenziosa, una presenza costante e forte come le montagne che abbracciano la valle del Panshir e che non si ferma mai, neanche durante i giorni di festa. Scrive Simonetta da Anabah:
“Sono i giorni di Eid, la festa piu’ importante del mondo islamico che ricorda il sacrificio di Isacco e tutto l’Afganistan e’ chiuso per ferie. Sono chiusi gli uffici pubblici, i negozi, le cliniche private e anche alcuni ospedali. Non e’ chiuso – naturalmente – l’ospedale di Emergency nella valle del Panshir che e’ l’unico ospedale disponibile per la popolazione della valle e dei villaggi vicini (…) Funziona a pieno ritmo il reparto di maternita’. Ieri sono stati assistiti due parti naturali di giorno e due tagli cesarei nel corso della notte. Gulhabar, 30 anni e 5 figli, viene portata in ospedale di corsa a causa di un sanguinamento.
Ha gia’ subito un taglio cesareo due anni fa e presenta una placenta previa: il parto per via vaginale potrebbe mettere a rischio la salute sua e del bambino percio’ Cristina, la ginecologa, decide di procedere al secondo cesareo. In mancanza del marito, che e’ lontano dalla valle a lavorare in un cantiere, si chiede il consenso all’intervento ai parenti. Breve consultazione nella sala d’attesa e il cognato da’ l’assenso a nome della famiglia. Alle 01.36 nasce un bambino di 3.620 chilogrammi che non ha ancora nome, com’e’ consuetudine da queste parti. Torneranno a casa tra 3 giorni per celebrare con il resto della famiglia la loro festa.”