“Il consumatore che entra in una delle nostre botteghe deve poter contare sul fatto che tutto ciò che compra contribuisce alla costruzione di un’economia nuova fondata sul rispetto del lavoro e sulla sostenibilità sociale ed ambientale del processo produttivo. Economia nuova significa anche riuscire a individuare i comportamenti e le proposte più innovativi che si stanno sviluppando in questi ultimi anni e cominciare un dialogo costruttivo con tutti coloro che si stanno impegnando nel costruire percorsi di economia responsabile e solidale. In fin dei conti in molti ritengono che per uscire da questa crisi occorra cambiare il modello: modello economico, modello delle relazioni, modello istituzionale. Noi possiamo dare un contributo su questo, perché noi siamo già un altro modello, anche se minoritario. E’ questa la grande valenza politica del movimento del Commercio Equo: la nostra novità sta nella nostra storia. In fin dei conti siamo una prassi di economia giusta e sostenibile già attiva da tre decenni, e siamo una modalità praticabile e replicabile di attuazione delle leggi economiche con criteri diversi: possiamo mettere a disposizione del futuro una storia ed una prassi consolidata ed efficiente, possibilità di riscontro,supporti scientifici e studi sulla nostra attività.”
Quello che avete appena letto è uno stralcio di un documento redatto dall’Agices, l’Assemblea generale italiana del commercio equo e solidale, frutto di un percorso per ridisegnare la proposta del Commercio Equo italiano, per renderla il più possibile coerente, uniforme, riconoscibile. Il documento, che verrà presentato il 5 ottobre a Ferrara durante la fiera del commercio equo, è uno strumento interessante per capire dove va e dove potrebbe andare, con la collaborazione di tutti, il commercio equo. Ve lo proponiamo come lettura e stimolo: voi che ne dite?